
Non capita spesso ma dobbiamo ammettere che a noi di RAM, invece, più di qualche volta è capitato. All’inizio della scorsa primavera riceviamo una mail da una scrittrice. Si presenta, ci racconta il suo lavoro e come ci ha conosciute. Dopo qualche articolo su giornali o riviste, dopo qualche apparizione in televisione, riceviamo spesso calorosi ringraziamenti da parte di persone che restano colpite e, soprattutto, emozionate dal nostro lavoro di restauro militante. Un’azione di restauro che, proprio perché azione, colpisce dritto al cuore, in mezzo a tante parole.
Laura ci chiede un’indirizzo per spedirci una copia del suo ultimo libro, dove c’è una sorpresa per noi; un modo di ringraziarci dell’ispirazione che le abbiamo dato. Questo invece è qualcosa che non era ancora accaduta. Aspettiamo di avere il libro tra le mani per capire di che cosa si tratta.
“grazie al collettivo RAM Restauro Arte Memoria che, senza saperlo, mi ha aperto una prospettiva importante sul valore e il significato della memoria. A loro mi sono ispirata per il personaggio di Caterina: spero ne siano felici.”
Caterina è una restauratrice, anzi, la restauratrice del paese di Villapiana, punto di riferimento per chi vuole mantenere un contatto aperto con la propria memoria attraverso gli oggetti che le porta da restaurare. Caterina restaura di tutto, ogni tipo di oggetto: mentre viene spolverato, ricostruito, consolidato, la restauratrice assorbe tutto il valore e la grandezza del passato attraverso il racconto dei materiali che lo compongono e la profondità del tempo. Ma Caterina sente che ha una missione da compiere; una ferita aperta nel cuore della comunità dove vive a cui può con le sue conoscenze porre un rimedio. Nell’angolo del Cimitero del paese si mette a lavorare sotto gli occhi increduli e perplessi dei suoi compaesani. L’obbiettivo del suo lavoro sono le lapidi che ricordano un eccidio e una vendetta durante la guerra civile dei diciotto mesi della Resistenza. Caterina ha un legame personale con quella storia ma quella è anche la storia di tutti e il suo lavoro di memoria è una azione di cura nei confronti dell’intera comunità del paese.
Questo effettivamente, non ci era ancora capitato. Essere il personaggio che fa da cornice al racconto di una brigata di sole donne che operano nella Resistenza del nord est italiano, è qualcosa di nuovo. Qualcosa che ci emoziona molto. Se noi abbiamo emozionato qualcuno con il nostro lavoro, ecco che adesso tocca a noi sentirci emozionate per il bel lavoro che Laura Cappellazzo ci dedica. Forse questo è il significato del fare memoria; averne cura crea un impasto di emozioni comuni dove riconoscersi l’un l’altro, qualcosa che reciprocamente ci fa sentire simili e bisognose delle stesse attenzioni, dello stesso rispetto e degli stessi diritti. Riconoscersi l’un l’altro negli ideali della Resistenza, il momento storico in cui questo slancio umano senza eguali si è verificato, è davvero l’emozione più forte.
Giovedì sera a Milano, nei locali di Spazio Ruggine in via Cenisio 62 conosceremo Laura Cappellazzo, autrice di questo romanzo. Dialogheremo con lei di questo lavoro e della sua esperienza di educatrice con minori maltrattati, con ragazze della tratta e donne vittime di violenza sia in Italia che all’estero. Le chiederemo come si fa a risalire dal dolore più profondo e ricominciare a vivere per avere ancora speranza nel futuro. Ma in parte questo ce lo ha già raccontato nel romanzo La Brigata Fiori Selvatici.
