L’écriture est donc considérée, dans une certaine mesure, comme une activité malsaine ou dangereuse, et comme la principale servante de la magie. Par l’écriture, on peut accomplir des choses extraordinaires ou’ abominables La scrittura è quindi considerata, in una certa misura, come unattività malsana o pericolosa, e come il principale servitore della magia. Scrivendo si possono compiere cose straordinarie o abominevoli Marcel Griaule Silhouettes et graffiti abyssins

Mostra Anticoloniale
Vernissage venerdì 4 ottobre 2024
alle ore 18.30 a Nassau
via de’ Griffoni 5/2a
Bologna
In nove anni di attività continuativa, abbiamo intrecciato collaborazioni con scrittori, musicisti, urbanisti, attori, performer, fotografi, ricercatori, fumettisti, illustratori e insegnanti. Abbiamo dato vita a passeggiate urbane e trekking montani, concerti, spettacoli, workshop, azioni di guerriglia odonomastica, presentazioni di libri e film, redatto articoli, pubblicato quaderni e fumetti, organizzato incontri e creato strumenti audiovisivi e digitali accessibili a tutti. Le nostre iniziative, inclusive e partecipative, hanno promosso l’antifascismo e stimolato riflessioni sulla creolizzazione delle lotte di resistenza, decostruendo i miti del passato coloniale e sostenendo una memoria attiva che rifugga la cristallizzazione e l’oblio. Abbiamo ricordato non solo le vittime del colonialismo, ma anche coloro che lo combatterono con coraggio: donne e uomini delle resistenze.
La nostra concezione di memoria attiva è profondamente legata alle pratiche, spesso collettive, e le arti sono il linguaggio primario che abbiamo scelto per veicolarla. Crediamo che attraverso questi strumenti è possibile incidere la realtà, lo spazio pubblico e le coscienze. Per esempio, con una call for papers abbiamo raccolto contributi da ogni angolo del paese, li abbiamo pubblicati nel IV Quaderno di Cirene e insieme a chi aveva partecipato alla realizzazione del numero lo abbiamo presentato. Questo percorso ci ha portato a stabilire nuove collaborazioni con realtà affini a RIC in diverse città italiane, formando una rete nazionale in continua espansione: la Federazione delle Resistenze.
La nostra curiosità per ciò che viene creato e riflettuto da chi condivide i nostri interessi non è mai diminuita; al contrario, è cresciuta, alimentata dalla ricchezza di prospettive e linguaggi che incontriamo. È in questo contesto che si inserisce l’incontro con Roberta Zucchini, autrice della serie pittorica I petits riens des mes souvenirs/Le piccole cose dei miei ricordi.

Anni fa Roberta, all’epoca restauratrice, si è trovata di fronte alla storia dei dipinti decorativi del palazzo del principe Immirù, sottratti da Curzio Malaparte. La sua curiosità iniziale era di natura tecnica: come erano stati rimossi i metri di dipinti su intonaco senza danneggiarli? Quali tecniche avevano utilizzato? E come erano riusciti a trasportarli dalle montagne impervie di Debra Marcos, in Etiopia?
Questi interrogativi hanno dato avvio a una ricerca approfondita che ha progressivamente spostato il suo punto di vista, trasformando una questione tecnica in un processo artistico complesso, in cui storia e memoria si intrecciano. Roberta ha scoperto che una guida dell’Africa Orientale Italiana, pubblicata nel 1938 dalla Consociazione Turistica Italiana (CTI), descriveva i dipinti in questione. Dalle lettere di Curzio Malaparte del settembre 1939 ad Aldo Borelli, all’epoca direttore del Corriere della Sera, ha appreso i motivi per cui il giornalista decise di rimuoverli, oltre alle tecniche utilizzate.
Malaparte racconta di essere stato affascinato da quei dipinti e di aver ottenuto il permesso di portarli in Italia per “salvarli” dal degrado dovuto all’abbandono del palazzo, causato dall’arrivo delle truppe coloniali italiane. Il principe Immirù era fuggito in montagna per organizzare la resistenza. Una volta giunti a Roma, i dipinti su intonaco vennero restaurati, probabilmente da Decio Podio, mentre Orfeo Tamburi si occupò del ritocco pittorico. Le tele furono poi spedite a Napoli per essere esposte alla Prima Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare, nella Sala II – Etnica e storia del V Settore, dedicato agli Amara. Rimasero in mostra dal 9 maggio 1940 fino al 10 giugno 1940, quando la mostra venne smobilitata. Con la fine della guerra e la riconversione delle istituzioni museali fasciste, dei dipinti si perse ogni traccia. Che fine hanno fatto? Sono stati restituiti a Malaparte? O forse i trattamenti di rimozione e restauro li hanno resi irriconoscibili? Potrebbero essere rimasti nei depositi del Museo dell’Africa Orientale Italiana dimenticati da tutti?
Le risposte a queste domande restano oscure. Dismettendo le vesti di restauratrice e indossando quelle d’artista, Roberta ha scelto di affrontare questa perdita, e il vuoto che ne deriva, ponendo al centro della sua riflessione il nodo gordiano delle riparazioni per i saccheggi coloniali.

Il titolo della sua mostra, I petits riens des mes souvenirs/Le piccole cose dei miei ricordi, è tratto da una frase del romanzo Curzio di Osvaldo Guerrieri (Neri Pozza, 2015), e offre una chiave interpretativa chiara per la collezione di otto dipinti. Quei “souvenirs” sottratti da Malaparte vengono paragonati a piccolezze, petits riens, che oggi portiamo a casa dai viaggi, come un frammento di muro di Berlino o una statuetta della Torre Eiffel. La differenza, però, è che i dipinti su intonaco del palazzo di Immirù erano pezzi unici, la cui rimozione e restauro richiesero notevoli risorse. Tuttavia, il valore con cui furono trattati fu lo stesso di un nonnulla qualsiasi, privo di storia. La scelta inoltre di utilizzare una doppia lingua nella frase, l’articolo in italiano il resto in francese, ne accentua la futilità e irrilevanza. Inoltre, come il pezzetto di muro di Berlino che, fuori contesto, perde ogni significato, anche quei dipinti, privati del loro contesto, hanno perso il loro valore simbolico. Testimoni muti di udienze e incontri, quelle pitture sono stati lo sfondo di tanti episodi conservati nella memoria della comunità. Quel trafugamento e le sue implicazioni riverberano conseguenze su più piani, mutilando i ricordi soggettivi e privando la collettività di un supporto memoriale condiviso.
Un aspetto particolarmente affascinante dell’approccio di Roberta è la sua capacità di lavorare sulla memoria non solo partendo dall’assenza dell’oggetto, ma accettando l’inconoscibilità dell’oggetto stesso. Possiamo paragonare il suo lavoro a un ritratto di un parente defunto mai conosciuto e senza fotografie: come si può fissare il ricordo di qualcosa che non si è mai visto? Lei lo fa attraverso la narrazione di ciò che fu.
Il lavoro di Roberta propone una prospettiva diversa per proseguire la riflessione sulle conseguenze del colonialismo italiano, allargando l’indagine a campi che ancora, come RIC, non avevamo ancora esplorato.

Roberta Zucchini è nata a Bologna, dove vive e lavora. Nel 1987 consegue Laurea in D.A.M.S. – Arte, Università di Bologna, e, dopo aver lavorato per anni nell’ambito del restauro e della conservazione dei beni artistici, inizia ad occuparsi di arti visive. Nel 2020 consegue il diploma magistrale, in Pittura-Arti Visive, Accademia di Belle Arti di Bologna. Al suo attivo la partecipazione in collettive e alcune personali presso associazioni e istituti culturali presenti sul territorio bolognese.
Alessandra Marolla, fondatrice del collettivo artistico LesAnam con cui realizza progetti artistici site specific, è la curatrice artistica di I petits riens de des souvenir / Le piccole cose dei miei ricordi. Project manager, curatrice artistica, esperta in processi di comunicazione artista visiva e relazionale, da anni si occupa di comunicazione, progettazione e produzione di contenuti, festival e rassegne. Nel suo lavoro di ricerca predilige luoghi e territori liminali come aree interne, borghi e comunità appenniniche. La memoria personale e collettiva e i suoi riverberi sono da sempre materie di studio dei suo interesse.
.
3 risposte a “I petits riens des mes souvenirs / Le piccole cose dei miei ricordi”
-
Per quanto tempo sarà possibile visitare la mostra?
"Mi piace""Mi piace"
-
La mostra rimarrà allestita nei locali del Nassau fino a metà ottobre 2024.
"Mi piace""Mi piace"
-
Grazie mille.
"Mi piace""Mi piace"
-
-
Lascia un commento