
Bovegno, Collebeato, Borgosatollo, Castegnato. Sono le ultime quattro segnalazioni arrivate in queste settimane. Non so dove siano, lo scopro quando le cerco sulla mappa e posiziono il segnalino fucsia con la stella gialla dei luoghi disinfestati…
Facciamo un piccolo salto all’indietro nel tempo. 16 novembre 2024: diverse realtà interconnesse tra loro, impegnate in vari modi nell’antifascismo e nell’anticolonialismo, convergono su Bologna per due giorni di incontri, formazione, eventi e scambi aperti al pubblico. L’obiettivo: raccontare la costellazione della Federazione delle Resistenze. Tra le molte pratiche della Federazione, che si muovono tra memoria pubblica e performance artistica, tra rigore storico e spirito stradaiolo, ci sono trekking urbani intrecciati all’historytelling, la decodifica e la mappatura del patrimonio difficile, la decostruzione delle narrazioni tossiche, il restauro delle lapidi partigiane e la guerriglia odonomastica.
In quel tiepido giorno novembrino, dopo una camminata nei luoghi della resistenza del rione della Cirenaica, si tiene un intervento di ricontestualizzazione sul cartello del parco intitolato a padre Giovanni Brevi, partito volontario al seguito delle truppe nazifasciste durante l’invasione dell’Unione Sovietica e un incontro con Igor Bezinović, regista del filmFiume o Morte!, che decostruisce il mito nazionalista di Fiume e di D’Annunzio. A fine giornata, durante una conversazione, qualcuno tira fuori il tema della cittadinanza onoraria a Mussolini: “Eh, voi a Bologna, non avete questo problema…” No, per fortuna no…
Ma ne siamo davvero sicuri? Bologna, città medaglia d’oro per la Resistenza; Bologna, teatro della battaglia di Porta Lame, dove oggi sorgono le statue di una partigiana e un partigiano realizzate con il bronzo fuso della statua del Duce; Bologna, città costellata di lapidi che ricordano la Resistenza, città delle strade intitolate a chi ha lottato per la Liberazione, città che ogni 25 aprile vede decine di migliaia di persone sfilare e festeggiare per le strade, Bologna…
Siamo davvero sicuri che nell’albo d’oro dei cittadini illustri felsinei non ci sia anche Lui? Qualche giorno dopo gli stati generali della Federazione, decido di verificare. Consulto il motore di ricerca e trovo un articolo del 2021 di Marcello Radighieri su Repubblica: “Il caso: Mussolini è ancora cittadino onorario di Bologna”. L’articolo riferiva che la questione era stata sollevata sette anni prima e che si era annunciata la revoca. Eppure, nulla è accaduto. Da allora è passato un decennio e Mussolini è ancora cittadino onorario di una città che ha versato sangue per liberarsi dal fascismo.
Perché? Le risposte cambiano forma a seconda del contesto e dell’interlocutore. Alcuni esponenti politici parlano di cancel culture, un argomento che sembra voler chiudere il discorso prima ancora di aprirlo. Ma la questione è semplice: un cittadino onorario è qualcuno che merita rispetto. Se Mussolini è ancora onorato, stiamo onorando il fascismo. Non revocare la cittadinanza significa, di fatto, occultare la memoria e allora più che di cancel culture dovremmo parlare di conceal culture, la cultura dell’occultamento (to conceal significa nascondere, camuffare).

La domanda si allarga: quante altre città sono nella stessa situazione? Cerco, scavo, spulcio. Mi rendo conto che non esiste un’anagrafe ufficiale delle cittadinanze onorarie. Ci sono 7.896 comuni in Italia e molti archivi sono andati distrutti o durante la guerra sotto le bombe o dopo per varie cause naturali. Alcuni comuni non sanno nemmeno di essere infestati. L’unica soluzione è provare a tenere traccia degli articoli della stampa locale, dei dispacci delle varie sedi dell’ANPI o delle delibere comunali.
Ne parlo con i vari membri della Federazione delle Resistenze. Così come già fatto con Viva Zerai! , che mappa il luoghi che celebrano il colonialismo italiano, decidiamo di tracciare un transetto attraverso le città che non hanno revocato la cittadinanza a Mussolini. Nasce Bennywise, un nome che gioca sulla fusione tra Benito e Pennywise, il clown dei romanzi di Stephen King che torna ciclicamente a infestare la città di Derry come un genius loci malvagio.
Ci accorgiamo presto che la situazione è complessa, chiediamo aiuto alla collettività e individuiamo quattro categorie di città:
- Città infestate 🧟 – Mussolini è ancora cittadino onorario.
- Città disinfestate ⭐️ – Cittadinanza revocata.
- Città re-infestate 🧟♂️ – Onorificenza riconfermata.
- Città infestate da più entità 👾 – Altri gerarchi fascisti onorati.
L’8 dicembre del 2024 carichiamo la mappa online e le segnalazioni cominciano ad arrivare prima del previsto. Una delle prime è da Latina e ci fa scoprire, grazie a un documento d’epoca, che la cittadinanza era stata revocata già nell’immediato dopoguerra, come per Matera e Napoli, mentre a noi risultava ancora infestata. Segue una sfilza di aggiornamenti, che arrivano a cadenza regolare come quella significativa di Salò che a febbraio 2025, dopo un secolo, cancella finalmente il nome dall’elenco delle sue personalità illustri. Gli effetti della diffusione della mappa diventano sempre più tangibili. A Bentivoglio, comune emiliano, su iniziativa di una rappresentante locale sono stati consultati gli archivi, dai quali è emerso che il paese era infestato: a ottobre, dopo un secolo, la cittadinanza onoraria verrà revocata…
I segnalini si moltiplicano e la domanda resta: che ci fa ancora Mussolini tra i cittadini onorari di molti comuni più o meno grandi? È come se in Germania Hitler fosse ancora cittadino onorario di Düsseldorf o Francoforte. La situazione è simile, ma il dibattito è assente.
Allarghiamo un po’ il campo… Bennywise si inserisce a pieno nelle iniziative e pratiche di memoria attiva promosse da RiC e dalla Federazione delle Resistenze, forme di attivismo nate e cresciute sulla strada, che hanno attirato l’attenzione di numerose realtà indipendenti internazionali, così come di università e scuole di alta formazione a livello globale. Molte di queste realtà sono entrate in contatto con il collettivo di collettivi per documentare e studiare le sue pratiche.
Un aspetto considerato innovativo è la cosiddetta guerriglia odonomastica, un intervento creativo sulla toponomastica urbana che agisce direttamente sui nomi delle strade che celebrano il fascismo e/o il colonialismo. Non si tratta solo di contestare, ma di offrire un controcanto alla narrazione ufficiale, creando nuovi percorsi di conoscenza.
Un esempio emblematico è l’azione su via Libia a Bologna: qui, la targa ufficiale è stata hackerata più volte con un adesivo che riporta la dicitura “Luogo di crimini del colonialismo italiano” e un QR code che rimanda a un approfondimento storico: un gesto che non si limita a contestare, ma che ri-significa, trasformando la celebrazione di un’oppressione in un punto di memoria attiva.
Sulla stessa linea si muove l’Operazione Pirite, un progetto che amplia il raggio d’azione della pacifica guerriglia, puntando a ricontestualizzare in modo organico i monumenti problematici e le strade legate al fascismo e al colonialismo. La pirite è l’oro degli stolti: brilla come un metallo prezioso, ma basta il fuoco per svelarne la natura ingannevole, poiché, se scaldata, emana un puzzo immondo. L’Italia è costellata di medaglie false, strade e piazze intitolate a presunti eroi che, dietro la patina luccicante, nascondono complicità con le atrocità del colonialismo e del fascismo.
Con l’Operazione Pirite, la Federazione delle Resistenze ha acceso le sue torce, partendo da Milano, su quasi 170 tra strade, piazze ed edifici in tutto il paese. Un rituale alchemico su larga scala che brucia le narrazioni tossiche e smaschera l’inganno di chi spaccia, ancora oggi, la pirite per oro.
L’azione non si limita alle insegne stradali: vengono creati nuovi cartelli informativi da posizionare lungo le vie intitolate a presunte medaglie d’oro e da distribuire nelle cassette della pubblicità dei condomini, per raccontare con rigore e senza filtri, la storia di chi dà il nome a quei luoghi.
Le azioni della Federazione delle Resistenze, insomma, formano una rete di interventi storici e/o performativi su monumenti, targhe, registri e mappe per ri-evocare una storia spesso rimossa che si nasconde in pieno sole nei nostri spazi urbani, un’archeologia civica che intende trasformare la memoria pubblica da celebrazione rituale a pratica attiva e critica, perché ricordare non è solo un atto commemorativo: è un atto politico.
E giusto oggi sono arrivate due segnalazioni da Santarcangelo di Romagna…
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