Repressione permanente? Azione resistente!

A Carpi nell’ agosto del 2017 si è tenuta una manifestazione di Forza Nuova, autorizzata dalla Questura.
Sindaco, ANPI, ARCI, CGIL e il mondo dell’associazionismo organizzano in piazza un presidio in concomitanza con la manifestazione di Forza Nuova che si tiene in zona stadio. Tanti partecipano, altri si recano direttamente sul luogo del ritrovo dei militanti di estrema destra, altri ancora al termine del presidio in piazza si ritrovano lì, con l’intenzione di dimostrare il proprio dissenso.
La situazione si fa subito tesa. I forzanuovisti brandiscono bandiere e bastoni e sono arginati da un cordone di polizia che fatica a contenere i fascisti più esagitati che cercano lo scontro. Uno di loro aggredisce un agente di polizia in borghese, colpito in testa da un’asta con violenza: dovrà ricorrere al Pronto Soccorso per il trauma cranico subito. Davanti ai manifestanti si crea un vuoto, riempito solo dagli agenti e da sporadici botta e risposta verbali. Tanti cittadini cantano Bella Ciao e canti popolari, altri assistono increduli alla scena che termina intorno alle 22 con la partenza dei militanti di Forza Nuova, venuti non si sa bene da dove e scortati dalla polizia.

Primavera del 2018, a ben 26 tra le decine di persone che quella sera avevano contestato i forzanovisti sono recapitati dal Tribunale di Modena decreti penali di condanna “inaudita altera parte”, ovvero condanne in assenza delle parti e senza processo, per manifestazione non autorizzata.
La condanna prevede per ciascuno quindici giorni di arresto commutati in ammenda di 1.125 euro. Nella stessa notifica compaiono altre due condanne a militanti di Forza Nuova per aggressione (al poliziotto ferito e al gruppo degli antifascisti).
Non si tratta di semplici denunce, ma della emissione di decreti penali di condanna con esecuzione immediata, salvo immediata opposizione da parte delle persone coinvolte. Tutta la comunità antifascista della zona (e non solo) si stringe attorno ai condannati: si organizza una partecipatissima manifestazione che sfila lungo le vie della città, si raccolgono i fondi necessari a coprire le spese legali per il processo di opposizione, i 26 condannati prendono contatti tra loro, nominano un avvocato difensore e rintracciano i testimoni necessari per la futura udienza.
Dopo altri due anni e mezzo i testimoni dell’accaduto vengo convocati in Tribunale all’udienza, fissata a febbraio 2021.
Un udienza fiume, durata più di sei ore, in cui il PM non potendo, di fatto, dimostrare che i condannati fossero materialmente gli organizzatori di una manifestazione spontanea, decide di seguire una strategia accusatoria quantomai inusuale: dimostrare che i condannati avessero cantato canzoni in direzione dei fascisti.
Infatti, in base all’articolo 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) viene equiparato il prende parola in una riunione pubblica all’organizzarla. Secondo il PM, aver cantato Bella Ciao equivale ad aver preso parola e ad aver organizzato una riunione senza permesso.
L’assurdità della situazione è superata solo dall’incredulità per l’accanimento, che continua anche nei confronti dei testimoni, ai quali viene ripetutamente chiesto se abbiano cantato o sentito qualcuno cantare quella sera, se i canti fossero canzoni di Claudio Baglioni o piuttosto canti politici.

È del tutto evidente che non si tratta di un processo a “Bella Ciao” o al diritto o meno di cantarla, ma è un processo alle pratiche dell’antifascismo militante: dalle mobilitazioni dal basso, spontanee o autorganizzate, contro ogni ingiustizia e contro ogni forma di discriminazione. Un processo all’enorme solidarietà che gli/le antifascistƏ hanno dimostrato e stanno dimostrando di saper usare come arma contro i maldestri tentativi di repressione da parte della magistratura.

Questo processo politico si inserisce in un quadro repressivo molto più ampio volto a criminalizzare le pratiche dell’antifascismo militante e di quei movimenti che si oppongono allo stato di cose presente, a delegittimare chiunque osi mettere in discussione un sistema che produce enormi ingiustizie e disuguaglianze sociali, guerre e miseria, devastazione ambientale e migrazioni forzate, sdoganamento del fascismo e del razzismo.
Un processo politico che fa emergere tutte le contraddizioni di un’Italia repubblicana che, se da una parte ha cercato di tagliare i ponti con il suo passato fascista, dotandosi di una Costituzione che poggia le basi sugli insegnamenti di quella tragica esperienza, sugli ideali e sui valori della Resistenza e della lotta di Liberazione dal nazifascismo, dall’altra parte si ritrova ancora in corpo capisaldi e radici di quel passato, visibili e tangibili in un Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) e in un Codice Penale in cui permangono misure repressive ereditate rispettivamente dal regio decreto del 1931 e dal Codice Rocco di epoca fascista, nonostante le numerose modifiche apportate sia attraverso riforme parziali da parte del Parlamento sia mediante pronunce di illegittimità da parte della Corte Costituzionale.
Una piaga che puntualmente si riapre nel momento in cui ci sia da reprimere chi si mobiliti dal basso, in modo spontaneo o autorganizzato, contro ogni ingiustizia e contro ogni forma di discriminazione.
Pensiamo ai maxi processi e alle accuse di “pericolosità sociale” che investono i lavoratori e le lavoratrici in lotta contro sfruttamento, paghe da fame, turni massacranti e precarietà o le generose militanti che si oppongono a grandi opere inutili e imposte che devastano natura e territori compromettendo salute e futuro di chi li abita.
Pensiamo alle accuse di “adunata sediziosa” o “devastazione e saccheggio” che pendono come una spada di Damocle sulle teste di coloro che, dal G8 di Genova del 2001 in poi, partecipino a proteste di piazza o di coloro che non siano disposti a rimanere indifferenti di fronte a becere manifestazioni d’odio razziale e xenofobo, omofobo e sessista, spesso inscenate da gruppi o partiti dichiaratamente neofascisti con il beneplacito di Questure e Prefetture.

Con l’applicazione delle vecchie leggi fasciste ancora in vigore e dei Decreti Sicurezza di Minniti e Salvini, mai modificati nelle parti relative alla limitazione del diritto di manifestare e delle libertà sindacali, nelle ultime settimane stiamo assistendo a un’ulteriore recrudescenza della repressione, con uno stillicidio quotidiano di provvedimenti cautelari e punitivi ai danni di coloro che si oppongono a politiche sempre meno rispettose dei diritti e della dignità di noi tuttə, che ci consegnano una democrazia svuotata di contenuti e riempita di autoritarismo.

Centinaia e centinaia di processi imbastiti su giudizi politici ancora prima che penali. Centinaia e centinaia di processi politici in cui compagne e compagni sono processatə e condannatə NON per quello che abbiano eventualmente fatto ma per quello che sono (antifascistə e antirazzistə, lavoratori in lotta per rivendicare i propri diritti, militanti in prima linea contro la devastazione dell’ambiente e lo sperpero di risorse pubbliche) e per quello che rappresentano (i valori dell’antifascismo, di giustizia sociale e ambientale, libertà e uguaglianza).

Sulla base di queste riflessioni l’assemblea lantifascismononsiarresta di cui fa parte anche Carpi Antifascista ha lanciato per sabato 17 Aprile una prima giornata di mobilitazione per la riconquista di uno spazio reale, pubblico. Per chiedere con forza e determinazione:

  • l’assoluzione di tutte e tutti coloro sotto processo per reati d’opinione, reati politici o sociali;
  • la cancellazione degli articoli del TULPS, del Codice Penale e dei Decreti Sicurezza usati per
    reprimere il diritto al dissenso e le libertà sindacali, a partire dai residuati giuridici del regio
    decreto del 1931 e del Codice Rocco di epoca fascista;
  • la fine dell’accanimento giudiziario nei confronti di chi si batte per un mondo radicalmente
    diverso, più giusto, più equo, libero dallo sfruttamento e dall’oppressione.

Urge avviare un percorso volto alla costruzione di un ampio fronte comune di lotta contro la repressione e all’apertura di spazi di cooperazione tra le Nuove Resistenze radicate sui territori.
Ne va della forza e incisività delle lotte sociali e della lotta contro il fascismo che, ovunque e sotto qualunque veste si presenti, è oggi come ieri il nemico.

A Carpi la mobilitazione si concretizzerà con un presidio in piazza Martiri il 17 Aprile dalle 16.

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