
Tanti anni fa è stata fatta una scelta univoca e irreversibile. Una scelta che ha condizionato le altre una volta per tutte, perché le sue ricadute hanno segnato molti ambiti, da quelli politici a quelli economici, da quelli sociali a quelli giuridici dello Stato e, di conseguenza, della vita dei suoi cittadini e non solo. Da più di un secolo applichiamo pedissequamente la politica della rimozione di ogni peccato, con buona pace dei precetti cattolici di confessione e pentimento, tanto cari a certuni, in barba ai principio morale dell’assunzione della responsabilità delle proprie azioni.
A differenza di altri paesi in cui lo Stato si è macchiato di crimini atroci, come la Germania nazista o l’Argentina dell’ultima dittatura, il nostro ha scelto di dimenticare, evitare e nascondere le sue infamie; baldanzoso è andato avanti nella costruzione dello stereotipo dell’italiano brava gente che rimanda a un immaginario da commedia sexy, un po’ ingenuo, un po’ grottesco, un po’ baffi neri e mandolino, un po’ mafioso, ma in fondo buono.
Non solo abbiamo sotterrato le colpe del nostro passato coloniale e fascista, ma anche quelle recenti in cui lo Stato ha consapevolmente scelto di applicare una strategia terrorista. Forse il concetto sviluppato altrove, in un paese che cerca di fare i conti con il suo passato, dal giurista Eduardo Luis Duhalde nel suo testo El Estado Terrorista Argentino. Quince años después, una mirada crítica può aiutarci a fare un po’ di chiarezza:
Duhalde spiega che lo “Stato terrorista” è un tipo di “stato d’eccezione” con caratteristiche diverse dallo “Stato militare” previsto da alcune costituzioni in casi di pericolo o minacce all’ordine istituzionale. Lo stato d’eccezione prevede l’abbandono della normativa dello stato di diritto al fine di intraprendere prassi eccezionali al margine della legalità del modello dello Stato democratico-parlamentare. Lo Stato terrorista invece parte dal presupposto che l’assoggettamento alla legge, la trasparenza delle sue azioni e il controllo giuridico di esse, lo renda incapace di difendere l’ordine sociale capitalista e che sia necessario avviare una prassi parallela in cui lo Stato si sdoppia e presenta una facciata pubblica, assoggettata alla legge, e una controparte clandestina, al di fuori da ogni legalità, che stabilisce forme aberranti dell’attività repressiva. Lo Stato terrorista è una degenerazione persino dello Stato militare e il terrorismo di Stato è l’occultamento della sua stessa attività illegittima.
Nel luglio del 2001, a Genova, lo Stato italiano ha deliberatamente scelto di utilizzare questa strategia. L’organizzazione di un Social Forum con la partecipazione di persone arrivate da ogni dove per pensare e confrontarsi sullo sviluppo mondiale attentava all’ordine capitalista e proponeva soluzioni alternative a quelle stabilite nel G8. La caserma di Bolzaneto divenne il carcere clandestino in cui torturare l’opposizione e la scuola Diaz il pretesto per incrementare la violenza repressiva dopo l’uccisione di un ragazzo: Carlo Giuliani.
Oggi, 20 luglio 2021, a 20 anni di distanza solo due quotidiani dedicano uno spazio in prima pagina a una riflessione sui fatti di Genova, mentre un’inginocchiata stampa nazionale continua a distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica proponendo l’ennesimo articolo sulla pandemia.
Oggi dei colpevoli e dei responsabili di quelle aberrazioni si sa poco o nulla, delle loro carriere professionali ai vertici dello Stato e costruite nel frattempo non se ne parla. Le vittime infatti non hanno mai avuto giustizia perché le imputazioni, alcune non previste dal codice penale come il reato di tortura introdotto solo nel 2017, sono prescritte. I nati nel 2002, ormai diciannovenni, non hanno idea di cosa sia successo, non hanno idea del fatto che la politica della rimozione, con il suo fare sotterraneo e insidioso, continua a condizionare il futuro.
Le migliaia di giovani dei Friday for Future si rendono conto che la gestione della pandemia, con la sua DAD li ha tolti dalle strade e zittito la loro voce? Che quanto si cercava di pensare al Social Forum di Genova 2001 aveva tanto, tutto, in comune con le loro rivendicazioni?
La federazione delle Resistenze ha deciso di ricordare quei tragici giorni anche con una azione lampo di Guerriglia odonomastica. In varie città d’Italia sono apparse diverse piazze Carlo Giuliani – Ragazzo (1978- 2001) e via Genova diventata via Genova 2001 – Mattanza di Stato.