Da giorni sulla stampa…

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Da giorni sulla stampa nazionale rimbalza una notizia falsa confezionata dal consigliere comunale di Pescara, il leghista Armando Foschi: che il Sindaco di Reggio Emilia abbia cancellato via D’Annunzio dalla toponomastica cittadina in favore del poeta sloveno Kosovel.

Una parte di questa notizia è vera, il nome di per un paio di giorni ha ricoperto quello di Gabriele D’Annunzio, ma i veri autori sono stati altri e non l’amministrazione comunale.

In occasione di Quartieri Partigiani 2023, il 22 aprile, abbiamo temporaneamente sostituito il nome del poeta che esaltava la guerra, l’eroismo e il superuomo con il nome di un poeta sloveno che ha resistito a l’italianizzazione forzata e da cui una brigata partigiana ha preso il proprio nome in un momento in cui la letteratura difforme da quella italiana era bandita.

La destra, secondo un meccanismo ben oliato, ha strumentalizzato l’azione, con politici e giornalisti di riferimento che in modo coordinato hanno confezionato e diffuso la notizia, consapevoli che fosse falsa. Non crediamo che possano avere compreso male l’intento dell’azione e chi l’abbia compiuta ma, anzi, che siano consapevoli di cosa stiano facendo: un’opera di disinformazione e propaganda politica tesa ad attaccare la sinistra e a screditare qualsiasi idea che sia in contrasto con la loro lettura storiografica.

Da anni ripetono lo stesso copione, imponendo una lettura semplicistica e distorta della realtà per catturare facili consensi. Questa macchinazione artefatta ci accusa di cancellare il patrimonio culturale italiano e di deturpare il pezzo considerato più pregiato, in favore di un importazione culturale estera, sconosciuta e scadente. La destra così vuole mantenere nascosto il lato più oscuro e violento della storia italiana, accusandoci di “anti-italianità”.

Pensiamo sia importante decostruire queste falsità orchestrate dalla destra e fare emergere in maniera chiara la verità per tutte e tutti. Quella che è finita sotto la lente d’ingrandimento dei media nazionali la definiamo “guerriglia odonomastica”, ovvero andare sui luoghi che tramite il nome di una strada impongono una determinata narrazione, contrapponendo una storia dal basso che porta il punto di vista degli oppressi e non degli oppressori. Sono anni che usiamo questa pratica per denunciare il rimosso storico del colonialismo italiano e la sua eredità nel razzismo attuale.

Proprio qui ci siamo resi conto di aver toccato un nervo scoperto, mettendo in discussione D’Annunzio, il poeta nazionale del fascismo, il vate. Per noi, detto con le parole di Umberto Eco nel saggio dell’”Ur fascismo”, questa figura rende chiaro, chiarissimo, che il regime di Mussolini “non possedeva nessuna quintessenza, e neppure una singola essenza”. Era un totalitarismo dei confini sfumati, un vero e proprio collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. E proprio prima del Duce D’Annunzio ha plasmato la figura archetipica delle camicie nere, facendo leva sul culto del superuomo e della guerra, della scaltrezza melliflua, basato sul sacrificio degli altri e la gloria per se stessi.

Chi ci accusa di “cancel culture” dimentica che un certo abilismo nella distorsione della memoria è da attribuire proprio ai postfascisti attraverso il revisionismo storico. Quest’ultimi, infatti, dagli anni ’90 lavorano al superamento delle radici antifascisti e resistenziali della Repubblica a cui sono estranei. Una riscrittura della storia che ha lo scopo di riabilitare i carnefici e criminalizzare in maniera strumentale chi li ha combattuti.

In fine, vogliamo sottolineare che la nostra intenzione non sia quella di cambiare i nomi delle vie ma di cambiare il punto di vista sul passato e sul presente, facendo emergere storie poco raccontate insieme a nuovi significati e narrazioni. In questo caso fa sorridere che il poeta in questione sia stato il primo a intervenire sul proprio nome: il suo vero cognome era Rapagnetta prima di darsi toni nobili e ducali, autonominandosi D’Annunzio.

Siccome nominare una strada è sempre una scelta dedichiamo questa azione a chi non ha scelto di cambiare il proprio cognome ma l’ha dovuto fare perché gli è stato imposto dal regime fascista: un partigiano combattente proprio della Brigata Kosovel, che alcune e alcuni di noi hanno avuto la fortuna di incontrare alcuni anni fa, Riccardo Goruppi.

Goruppi apparteneva alla comunità slovena di Trieste e a causa dell’italianizzazione forzata dovette cambiare il suo cognome originario “Gorup” in Goruppi. Partigiano con il nome di battaglia “Dinci”, fu arrestato dalle truppe naziste e deportato a Dachau, Leonberg, Mühldorf e Kaufering, dove rimase fino alla Liberazione.

Invitiamo tutte e tutti ad ascoltare il podcast con l’intervista all’amico e storico Piero Purich che più rispecchia le nostre posizioni in merito a Gabriele D’annunzio:

https://lapolvere.radiondadurto.org/2020/12/01/facciamola-finita-con-dannunzio-conversazione-con-lo-storico- piero-purich/

Qui trovate il video che racconta la giornata di Quartieri Partigiani e l’azione incriminata:

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