Vecchio colonialismo, nuovi razzismi

YEKATIT 12

  • Milano: via Lelio Basso, Gratosoglio

Il 19 febbraio ricorre l’anniversario della strage di Addis Abeba, avvenuta nel 1937 per mano delle truppe di invasione italiane e su ordine del loro comandante in capo, il Vicerè di Etiopia Rodolfo Graziani, criminale di guerra mai processato.

Furono sterminati migliaia di Etiopi per rispondere all’attentato subito il giorno stesso da Graziani, che lievemente ferito. L’attentato contro l’invasione di uno Stato sovrano causò 7 morti e circa 50 civili. La rappresaglia del Viceré uccise tra i 20 e i 30mila Etiopi.

È utile ricordare che l’occupazione italiana dell’Etiopia, unico stato africano membro della Società delle Nazioni, fu condotta in totale spregio delle norme internazionali, e, motivata da una supposta superiorità razziale, causò migliaia di vittime civili anche attraverso il ricorso all’iprite, gas altamente nocivo, al solo scopo di sfruttare risorse naturali e umane.

Il colonialismo italiano è una pagina di storia di cui ancora si fatica a parlare, a discutere apertamente, come se la “civiltà” colonizzatrice avesse portato progresso alle terre invase, come se le famose strade costruite durante l’occupazione italiana non fossero in realtà lastricate del sudore e del sangue delle popolazioni indigene obbligate a lavorarvi. Avviata dal governo liberale la prima occupazione coloniale, il regime fascista ha mostrato il suo volto più feroce mutilando, gasando, deportando e sottoponendo alle peggiori sevizie le popolazioni locali.

Se vogliamo porci come un riferimento nella lotta antifascista non possiamo eludere dal nostro discorso e dalla nostra memoria la commemorazione di donne e uomini che furono vittime del razzismo prima e del fascismo poi, anche al di fuori dell’Italia, partigiani e martiri antifascisti di altri paesi, in un’ottica di fratellanza sovranazionale e internazionale.

Che cosa resta oggi di colonialismo e Resistenza?

Resta moltissimo da entrambe le parti; resta il razzismo becero di gran parte degli esponenti politici delle destre, che utilizzano la questione delle migrazioni come spauracchio e arma di distrazione, resta la difficoltà di assumere la responsabilità di politiche che abbiano il coraggio e la capacità di affrontare la sfida delle migrazioni, restano gli ostacoli istituzionali che la componente “straniera” che vive in Italia deve superare per avere riconosciuto il diritto ad una piena esistenza, al lavoro, all’istruzione, alla casa, quei diritti fondamentali per una vita degna sanciti anche dalla nostra Costituzione.

Di contro c’è una parte della società che Resiste a queste nuove forme di discriminazione creando reti di solidarietà che vanno oltre le frontiere, al di là di ogni improbabile giustificazione, come argine alle conseguenze di un rimosso coloniale che crea ancora razzismo, esclusione e morte.

Per questo, abbiamo deciso di ricordare e attualizzare Yekatit 12 con una conferenza online in diretta sulla pagina di Anpi Stadera- Gratosoglio venerdì 19 alle ore 21. Relatrici Angelica Pesarini (sociologa); Giovanna Delledonne (docente di Storia); Asli Haddas; Erminia dell’Oro (scrittrice); Selam Tesfai (decolonize the city) e Michela Fiore (presidente della sezione Anpi Stadera – Gratosoglio). Nella giornata di sabato 20, alle ore 11 all’angolo via Assab e via Giubba Anpi 10 Agosto 1944 e Anpi Crescenzago hanno realizzato un momento commemorativo di guerriglia odonomastica; alle ore 15 Anpi Stadera – Gratosoglio e G.T.A – Gratosoglio Autogestita e Todo Cambia presidiavano con musica e artisti di strada il capolinea tram 3 Gratosoglio e Anpi Quarto Oggiaro e Mediterranea comitato Municipio 8 MI hanno esposto uno striscione e distribuito volantini informativi in via Eritrea all’ angolo via palizzi dalle 11:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 17:00.

A Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, non vorremmo più vedere nomi di vie dedicate al colonialismo. 

A partire dagli studi di Angelo del Boca, gli storici hanno dimostrato quanto sia falso il mito nostalgico di “italiani brava gente”: il colonialismo fascista fu particolarmente arrogante e criminale.

Per questo motivo le sezioni ANPI Crescenzago e ANPI 10 Agosto 1944 hanno deciso di cambiare simbolicamente il nome a due vie del Municipio 2.

A questa azione dimostrativa seguirà una richiesta ufficiale all’Amministrazione comunale.

Non più via Assab, prima città coloniale italiana da cui partì l’intera occupazione dell’Eritrea e poi il primo tentativo di assoggettare il nord dell’Etiopia. La chiameremo via Kebedech Seyoum, combattente etiope per la liberazione (1910-1975). Entrò nella resistenza quando apprese, pochi giorni dopo il parto, che suo marito, Abera Kassa, era stato giustiziato dagli occupanti. Riuscì a formare una brigata sotto il proprio comando scontrandosi per quattordici volte con l’esercito dell’Italia fascista. Poi riparò in Sudan.

«Ogni imboscata della sua armata si conclude con una vittoria», si legge in Regina di fiori e di perle, della scrittrice italo-etiope Gabriella Ghermandi, «le genti del Selale lasciano le loro terre per unirsi a lei. Gli italiani la cercano, la cercano, ma ancora non sono riusciti a catturarla […] quando accadeva che mi svegliassi di soprassalto, in preda all’angoscia, rivolgevo il pensiero a Kebedech Seyoum. Un giorno – dicevo a me stessa – ti raggiungeremo e diventeremo parte della tua armata».

Non più via Giuba, nome del fiume che nasce in Etiopia e sfocia in Somalia, che evocava l’Africa Orientale italiana. La chiameremo via Bob Marley, musicista e attivista giamaicano contro tutti i fascismi (1943-1981). Aveva aderito alla religione rastafari, che considerava l’Etiopia come la terra promessa dei neri liberati dalla schiavitù e dalle altre forme di sfruttamento e discriminazione. Con la sua musica reggae e come cittadino del mondo, si è sempre battuto contro il razzismo vecchio e nuovo, per la libertà e l’uguaglianza dei popoli. Nel 1978 gli fu conferita, a nome di 500 milioni di africani, la medaglia della pace dalle Nazioni Unite. Ferito in un attentato, esiliato a Londra, ritornato in Africa, terra di origine dei suoi antenati, ha diffuso in Europa, America, Asia e Oceania messaggi universali di pace e di giustizia. Grazie a lui il reggae è stato dichiarato dall’UNESCO “patrimonio immateriale dell’umanità”. Milano fu per lui la città dove tenne il concerto più partecipato della sua carriera, con oltre 100 mila persone che il 27 giugno del 1980 riempirono con spirito di fratellanza lo stadio di San Siro. 

Alle iniziative hanno aderito Anpi Stadera-Gratosoglio “L. Fiore – P. Garanzini”; Anpi 10 agosto 1944; Anpi Crescenzago; Abarekà Nandré; GTA Gratosoglio Autogestita; Porti Aperti; Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba – sez. Milano; Proficua; Todo cambia; Mediterranea comitato Municipio 8 MI; Cambio Passo e Anpi sez. Quarto Oggiaro.

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