Rompiamo il cerchio | Domenica 18 dicembre | ore 17 | piazza martiri del 7 luglio Reggio Emilia
Il 18 dicembre 1935 il regime fascista istituì “la giornata della fede” in cui il governo chiese alla popolazione di donare i propri anelli d’oro per sostenere l’impresa coloniale. Un patto che segnò la complicità tra fascismo e popolo italiano nella colonizzazione di Etiopia.
Domenica 18 dicembre 2022 il collettivo Arbegnuoc Urban* romperà questo patto attraverso un’iniziativa in piazza con interventi storici, narrazioni teatrali, canti e installazioni artistiche.

La guerra coloniale d’Etiopia, secondo gli auspici di Mussolini, fu a tutti gli effetti una guerra “nazionale “, i cui obiettivi erano dichiaratamente la sconfitta dell’avversario e la sua sottomissione. A questo scopo occorreva renderla popolare, fornendo agli italiani motivazioni convincenti attraverso una potente macchina propagandistica mai attivata prima. Tra i temi dominanti della propaganda vi fu la missione civilizzatrice nei confronti di una Etiopia barbara e schiavista e l’espansione della civiltà cristiana.
In questa campagna finì inevitabilmente per innestarsi la retorica cattolica. Molti degli ambienti religiosi passarono da un linguaggio missionario di pace a una esaltazione nazionalistica e patriottica.
Evento simbolico di questa compenetrazione tra religione cattolica e interessi coloniali del governo fascista fu “La giornata della fede“, il 18 dicembre 1935.
Si trattò di una delle iniziative del regime che, facendo appello al finanziamento dello sforzo bellico, chiamò le donne italiane a donare la loro fede nuziale d’oro in cambio di fedi d’acciaio, al fine di ottenere una solida copertura contro le sanzioni della Società delle Nazioni.
Gran parte del clero, sollecitato dai rispettivi vescovi, indisse cerimonie per benedire le fedi nuziali, mentre il popolo Italiano si rese attivamente partecipe di uno tra i crimini più abominevoli della storia, sporcandosi le mani dell’infamia razzista, tuttora strutturale nella formazione dello stato e delle sue norme segregazioniste bianche.
Nel libro “Oro alla Patria” Petra Terhoeven, oltre che analizzare questo evento nei suoi aspetti concreti, ne sottolinea i significati simbolici, concentrandosi in particolare sul ruolo delle donne come destinatarie prime della propaganda inerente il dono delle fedi, in perfetta coerenza con il ruolo subordinato, da “angeli del focolare“, assegnato loro dal regime fascista.
A testimonianza di ciò, in uno dei tanti libretti del ventennio che si propongono di dettare le regole per disciplinare le “Piccole Italiane”, troviamo alcune “amenità” sessiste che ci ricordano purtroppo refrain ancora presenti nelle politiche attuali delle destre: “La Patria si serve anche spazzando la propria casa“; “Il soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa delle sue donne e della sua casa“; “Il Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana. La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio della Patria”

