Antifascismo o giardinaggio?

I festeggiamenti per il 25 aprile dovrebbero continuare almeno un’altra settimana; tanta emozione nel preparare questa data con mille iniziative e poi, come se tutto si esaurisse in un giorno, il 26 aprile già si palpa nell’aria un’inerzia spiacevole e poco rassicurante…

E pensare che all’alba della Liberazione, il 26 aprile ’45 cadevano i tre partigiani ricordati nella lapide della Cascina Bellaria, falciati da una mitragliata partita da un carro nazista incolonnato tra i battaglioni della Ettore Muti e freddati da una collaborazionista. Qualcosa si chiudeva ma immediatamente qualcos’altro doveva aprirsi senza nemmeno la pietà del riposo e della vittoria.

la lapide dedicata ai martiri della Cascina Bellaria appena restaurata da RAM

In preparazione alla nostra festa preferita siamo tornate in via Palmieri, una strada a cui siamo molto legate, per l’altissimo numero di lapidi che ricordano gli abitanti partigiani di quei palazzi di edilizia popolare e perché il nostro progetto ha preso lo slancio proprio da lì, dalla lapide di Carlo Ciocca, quando tre anni fa, la notte del 25 aprile 2018, i militanti di Forza Nuova che hanno la sede al numero 1 della via, una sede che Aler gli ha concesso e che non pensa di revocare, bruciarono la corona annerendo in buona parte la bella e antica lapide del numero 8. Pochi giorni dopo eravamo sul trabattello a pulirla e abbiamo fatto conoscenza con la sezione Anpi Stadera e col suo incredibile presidente di allora Gianfranco Bianchi, una sezione con cui collaboriamo ancora a diversi progetti e un uomo che ha accolto con entusiasmo disarmante la nostra proposta e il nostro lavoro. Un ritocco all’epigrafe e un segnale di presenza, Carlo Ciocca è stato vendicato, voi siete ancora lì, ma state attenti a quel che fate… Milano Sud è un cantiere aperto, lavoriamo con l’ardita sezione Stadera e con i preziosi compagni e compagne di Zam e Gta, le iniziative non si arrestano mai, anche le scritte razziste, le celtiche e varie svastiche sempre più storte sono state cancellate durante il restauro e il giorno successivo durante la posa di una nuova lapide nella via parallela, come operazione di pulizia del quartiere, l’unica pulizia ideologica moralmente accettabile. Una menzione speciale merita la posa di questa nuova lapide, dedicata a Antonio Galiano, operaio antifascista e comunista deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dopo aver organizzato, all’interno della fabbrica dove lavorava, gli scioperi contro il nazifascismo. Galiano continuò la sua resistenza nel sottocampo di Gusen, attraverso il sabotaggio della produzione bellica. In seguito alle torture subite nel lager, perse gradualmente la memoria. Venne ritrovato in stato di semi incoscienza a Messina dove morì nel giugno del ’47 a causa di un collasso. Stadera è così, proletaria e industriosa, la memoria ha gambe forti su cui poter camminare.

Per questo 25 aprile abbiamo cercato le vie e i luoghi che menzionano gli uomini e le donne che hanno combattuto durante la Resistenza e sono diventati importanti nella costruzione del nuovo stato democratico. Era già un po’ di tempo che passavamo nelle vie e ci chiedevamo, ma quello è solo prefetto? in realtà mi ricorda altro questo nome … oppure, patriota? ma in che senso? solo patriota o qualcos’altro? insomma, le nostre scorribande per festeggiare la Liberazione hanno voluto precisare sotto quei nomi che quelle persone che hanno costruito il nuovo stato democratico erano necessariamente antifascistƏ e sono statƏ partigianƏ. Ettore Troilo, Teresa Noce, Lelio Basso, Sergio Kasman … vie piccole, strette, e segnalate in maniera insufficiente al contrario dei grandi viali e le piazze dedicate alle medaglie di pirite. Questo è solo l’inizio di quella che sarà una meticolosa ricerca …

PartigianƏ combattenti, comandanti di Brigata, deportati, fondatori di partiti proletari, sindacalisti; c’è qualcosa che lega la Resistenza al nazifascismo alla lotta per il lavoro, sarà per questo che 25 aprile e Primo maggio sono due date così vicine? a queste azioni che si sono succedute per tutta la settimana non potevamo che chiudere con un omaggio ai lavoratori che hanno resistito e che resistono tutt’ora.

via Lusitania, Milano Sud, azione rivendicata da Collettivo Zam

Nel marzo del 1944 decine di lavoratori della fabbrica Grazioli e A.E.M. scioperarono contro il regime nazifascista. Molti di loro per rappresaglia vennero deportati nei Lager nazisti. Alcuni presero la vita.

Questo il testo della lapide posta qualche anno fa dall’Anpi Stadera in via Lusitania in ricordo degli operai che si ribellarono e combatterono il regime fino all’estremo sacrificio delle loro vite. Troviamo delle analogie inquietanti tra le lotte per la dignità dei lavoratori del passato e quelle del presente. La Resistenza armata compiuta da centinaia di lavoratori per sconfiggere un nemico che sembrava invincibile è incredibilmente simile alle lotte che compiono i lavoratori di oggi ugualmente privati del lavoro e della dignità. Nei poli della logistica, dove si resiste davanti ai cancelli, i lavoratori ricevono provocazioni di tutti i tipi tra cui l’uso della forza da parte della polizia di stato e ancora peggio da bande di polizia private, assoldate dai padroni, armate di taser e manganelli che tanto ricordano gli squadristi neri del primo Novecento. Ci chiediamo durante le celebrazioni del 25 aprile e qualcun* se lo chiede anche in qualche altra occasione, come mai stiamo lottando ancora contro un nemico potente che sembra imbattibile? Perché abbiamo ancora i fascisti che cercano di ammaliare il popolo con un populismo da due soldi e le nuove squadracce davanti ai cancelli delle fabbriche in lotta? Cosa ci fa Casa Pound al congresso dell’UGL, sindacato padronale? Fascismo e sfruttamento è un binomio inscindibile e viviamo tempi bui che insolenti non hanno la premura di nascondere le proprie efferatezze, le cause e le sofferenze inferte agli sfruttati sono davanti ai nostri occhi. Dobbiamo solo decidere da che parte stare. O coi padroni e col fascismo, o con gli sfruttati. Non chiediamoci più perché il fascismo ritorna sempre se non cominciamo a mettere in discussione un sistema economico basato sullo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici; non chiediamoci più cosa fare per salvare il pianeta se il sistema in cui sono immerse le nostre vite continua ad accumulare merci fino all’esaurimento di ogni risorsa. Non basterebbe tutto il muro di via Lusitania per ritrarre l’intera classe lavoratrice in lotta per delle condizioni di lavoro meno degradanti e per un futuro dignitoso. Quello che però non può più mancare è l’analisi di classe che manca troppo spesso ai discorsi sul lavoro e sull’antifascismo. Perché come diceva un grande rivoluzionario che ci sentiamo di parafrasare:

Senza una prospettiva di classe anche l’antifascismo è giardinaggio

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