
Quando abbiamo cominciato a lavorare e a ragionare sul tema, più di cinque anni fa, ci aggiravamo per le strade di Bologna come rabdomanti in cerca di storie, ci siamo resi conto che le nostre bacchette puntavano ben oltre il rione della Cirenaica, oltre il quartiere e oltre la città, trasformandosi in antenne e ripetitori. Il segnale era partito. Lo hanno captato a Casalecchio di Reno, ma poi ha cominciato a viaggiare ben più lontano nell’etere: Palermo, Bolzano, Torino, Roma… Era ancora debole e disturbato, ma il messaggio arrivava. Captato per caso, spontaneamente o volontariamente arrivava.
A luglio, a Carpi, l’intitolazione di uno spazio pubblico a Norma Cossetto ha amplificato il segnale e Carpi Antifascista ha invitato una delegazione di RIC a fare un intervento sulle guerriglia odonomastica e le sue pratiche. In quella sera d’estate c’era anche qualcuno del futuro Collettivo Arbegnuoc Urbani di Reggio Emilia… Pochi mesi dopo, alla presentazione del IV Quaderno di Cirene al VAG c’erano tutti e c’era anche RAM (Restauro Arte Memoria) di Milano… Il 3 ottobre, il giorno in cui nel 1935, l’Italia invase l’Etiopia, eravamo tutti assieme per le strade di Reggio per un’azione di guerriglia odonomastica al polo Makallé.
Le valanghe sono così. L’aria sembra immobile, poi i sassolini cominciano la loro piccola danza…
Riportiamo il comunicato degli Arbegnuoc: Azione di guerriglia odonomastica a Reggio Emilia contro vecchi e nuovi colonialismi
Sabato 3 ottobre il collettivo Arbegnuoc Urbani, gruppo che si occupa di antirazzismo, antifascismo e antisessismo attraverso la guerriglia odonomastica, ha iniziato il suo percorso da via Makallé, raccontando quella parte di storia coloniale rimossa nella coscienza collettiva, ma ancora tenacemente presente tra i cartelli che denominano le vie della città di Reggio Emilia.
È stato un racconto a più voci, con interventi da parte di storici, studenti e studentesse, artisti e impreziosito dal contributo del gruppo bolognese “Resistenze in Cirenaica”, per far riemergere dall’oblio questa parte di storia, omessa o trascurata nei programmi scolastici e nel dibattito pubblico, riportando alla memoria gli orrori che hanno contrassegnato le aggressioni coloniali perpetrate dal nostro Paese.
Durante l’iniziativa sono stati affissi cartelli “integrativi” che spiegano la storia coloniale nascosta dietro il nome Makallé – città nel nord dell’Etiopia coinvolta in entrambi i periodi coloniali italiani, quello liberale e quello fascista – ed è stato sostituito temporaneamente il cartello della via intitolandola a Sylvester Agyemang, lo studente morto pochi anni fa investito da un autobus vicino al polo scolastico.
La data del 3 ottobre, scelta dal collettivo Arbegnuoc Urbani – il nome deriva dai partigiani etiopici che si opposero all’occupazione italiana – per iniziare un lungo percorso di risignificazione delle vie, delle piazze e degli spazi urbani in generale, si è rivelata cruciale per svelare le inquietanti connessioni tra vecchi e nuovi colonialismi. Il colonialismo del secolo scorso si intreccia infatti con la sua eredità contemporanea: il 3 ottobre 1935 il regime fascista italiano iniziò la Guerra d’Etiopia e il 3 ottobre 2013 ci fu un naufragio al largo di Lampedusa in cui morirono 368 persone, in gran parte eritree ed etiopi.
Il collettivo, consapevole che per trasformare il presente, come suggeriscono le mobilitazioni di Black Lives Matter, è necessario fare i conti con il proprio passato, per quanto inglorioso possa essere, proseguirà nei prossimi mesi le sue azioni di guerriglia odonomastica, accompagnandole con momenti assembleari di sensibilizzazione e autoformazione.