La contesa sulla memoria pubblica

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Agosto è il mese più freddo dell’anno cantavano i Perturbazione, ma poco prima dello scoccare del mese assiderante ci siamo imbattuti in un articolo di Patria Indipendente (il periodico dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) firmato da Stefano Bartolini. Il pezzo racconta la vicenda del liceo pistoiese Amedeo di Savoia che voleva cambiare nome. Tra burocrazie interne e polemiche esterne non ce l’ha fatta. A partire da qui Bartolini apre una riflessione lunga e articolata sull’incontro – scontro tra storia e mito, sulla memoria, sul ragionamento pubblico sul colonialismo italiano, sul bipensiero orwelliano, sulla cancel culture e sulla guerriglia odonomastica. Ovviamente ci si sono rizzate le antenne, perché sono tutte tematiche di cui ci occupiamo da vicino e perché le nostre azioni di guerriglia non sono (quasi) mai assimilabili allo “spauracchio” della fantomatica cancel culture. RIC preferisce ri-contestualizzare, aprire le ferite e farle spurgare perché guariscano meglio, piuttosto che “cancellare”, ma è ben conscia che in certi casi l’unica cura possibile sia l’amputazione. Ogni strada, piazza, scuola, monumento, edificio, bassorilievo, giardino, rotonda (!) è un paziente specifico che ha bisogno di una sua diagnosi e di una sua profilassi. Operare su via Libia o sulla piazzetta degli Umarells non è la stessa cosa.

Condividiamo qui il link de “La storia, i miti e la contesa sulla memoria pubblica con una piccola nota a margine sul passaggio che ci convince meno, ma che nulla toglie allo spessore del testo: la guerriglia odonomastica è un atto illecito, certo, ma anche essere antifascisti durante il fascismo lo era, aprire la prima radio libera come fece Danilo Dolci nel 1970 era illegale, le azioni del movimento per i diritti civili degli afroamericani erano illegali, fare iniziative in uno spazio occupato è illegale, disobbedire a leggi ingiuste è illegale. Nel ragionare su questi temi – come, del resto, su quasi tutti – la dicotomia legale/illegale è fuori luogo e fuorviante, lasciamola perdere.

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