Yekatit 12: dispacci dalle città della Federazione e oltre…

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Non era facile eppure ci siamo riusciti. La Federazione ha ricordato Yekatit 12 in varie città e, in barba all’imperativo categorico della resilienza che vorrebbe mandarci tuttƏ a fare shopping, ha trasformato il sabato pomeriggio del 19 febbraio in un giorno di resistenza culturale grazie alla magia dei suoi incantesimi e delle sue evocazioni.

A Bologna il rituale ambulante / trekking urbano di RIC è partito dai Giardini Margherita alle 3 in punto ed è arrivato (magicamente) alle 6 spaccate in Cirenaica. Sotto un insolito sole pre-primaverile un centinaio di persone hanno attraversato il centro di Bologna alla scoperta di relitti, ruderi e spettri del passato coloniale che ancora segnano la città. 12 tappe che, Cina a parte, hanno incrociato tutte le rotte del colonialismo italiano dalla fine del 1800 agli seconda metà del Novecento, novant’anni di storia di un paese che ne ha centosessanta, novant’anni rimossi, ignorati, cancellati dal nostro orizzonte psichico, storiografico e mnemonico, archiviati come fossero una piccola – e innocua – parentesi senza alcuno strascico sul presente. Eppure, anno domini 2022, piazze, strade, vicoli e rotonde (!), come edifici e monumenti, che incrociamo non solo ne celebrano ancora le vestigia, ma insistono nel farlo. Non è un caso che il trekking urbano bolognese, arrivato al giardino Giusti, si sia diretto spontaneamente verso un piccolo spazio verde che si affaccia su via Libia (guarda caso) che l’amministrazione comunale ha deciso di intitolare a Benedetto XV, il papa che ha caldeggiato l’invasione della Libia paragonandola a una guerra santa… 

A Milano, ospiti dell’ ANPI Stadera-Gratosoglio, Erminia Dell’Oro e Aldo Soliani dei collettivi : Kai Zen : e Zoya Barontini hanno parlato dei loro libri, il  Flauto di Dio e Cronache dalla Polvere davanti a una sala gremita.

A Padova sono state marcate con adesivi e manifesti le vie connesse al colonialismo tra cui via Vittorio Bottego, via Makallè, via Reginaldo Giuliani, via Amba Alagi, via Amba Aradam, via Lago Ascianghi, via Tembien, via Pietro Toselli. 

Alcune di esse erano già state al centro di un’azione di guerriglia odonomastica e di passeggiate informative, mentre altre aprono spiragli per interventi futuri. Il collettivo Decolonize Your Eyes si è mosso soprattutto nel quartiere 5b di Padova intriso di memoria coloniale, ma, come in passato, marcatamente antifascista. 

Il collettivo ha rivendicato l’esistenza di una Resistenza a razzismo, fascismo e neocolonialosmo attaccando in piazza Caduti della Resistenza (già piazza Toselli) l’immagine della combattente anticolonialista Kebedech Seyoum forza femminile fantasmagorica a cui ispirarsi. Kebedech è il simbolo del legame e degli intrecci tra la Resistenza storica del rione e quella africana, in particolare quella etiope degli Arbegnouc, Kebedech è anche il logo di DYE che rappresenta l’idea di Resistenza internazionalista e intersezionalista in grado di attivare memorie e curiosità sia nella componente anziana del rione che in quella formata dalle ragazze e dai ragazzi afrodiscendenti che lo abitano.

A Reggio Emilia il collettivo Arbegnuoc Urbani ha organizzato un’azione pubblica e partecipata per ricordare la violenta storia del colonialismo italiano e la sua eredità nel razzismo odierno, scegliendo di far veleggiare origami realizzati con i colori della bandiera etiope come appello alla nostra coscienza collettiva. Così nello specchio d’acqua della fontana di piazza Gioberti hanno navigato delle barchette di carta colorate con i nomi delle persone uccise in Italia per motivi razziali dal 1979 ad oggi. Per dare dignità ai loro corpi, perché non siano inghiottiti dall’oblio della storia lontani dalla superficie e dalla giustizia sociale. Qui il video della giornata.

A Roma piazza dei 500 è stata trasformata in piazza delle 500.000 vittime del colonialismo italiano in Africa su iniziativa del Mad’O, (Museo dell’Atto di Ospitalità). Al rituale magico hanno partecipato persone provenienti da Spin Time e altre occupazioni, il Collettivo Tezeta e un numero spropositato di poliziotti… 

Ci sono giunte notizie anche da altre città.

A Bolzano, l’ANPI ha chiesto al comune di intitolare a Giorgio Marincola il giardino senza nome dietro il monumento alla Vittoria che ospita una colonna che celebra “gli eroi” atesini caduti per l’impero in Etiopia, Libia e Spagna (sic).

A Verona per Yekatit 12 dalle 18.30 alle 20.30, in piazza Brà vicino all’Arena, “Memorie in campo aperto” ha organizzato un’iniziativa comunicativa basata su diversi linguaggi. Si è iniziato con un video collegamento in diretta con Addis Abeba, proiettato alla base della statua equestre di Vittorio Emanuele II; il Teatro popolare di Verona ha poi proposto una riflessione sulla memoria interpretando alcune testimonianze reali dell’epoca e ralative alla strage; sono infine state trasmesse le video interviste ad alcune studentesse etiopi sul loro rapporto con il colonialismo italiano; per tutta la durata dell’iniziativa sono state proiettate sul monumento equestre immagini commentate relative all’invasione italiana di Nordafrica e Corno d’Africa. Le iniziative continueranno fino al 25 aprile.

E infine, ultimo aggiornamento, a Modica qualche giorno dopo, Corso Umberto I è stato trasformato in corso Gaetano Bresci, tirannicida.

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